Torre Matteucci alle Paludi, una torre da salvare
Su
una delle ultime colline prima del mare, c'è una torre da salvare.
L'ultima fortificazione rimasta di questo genere. Senza di essa, il
paesaggio non sarebbe più lo stesso.
Torre Matteucci alle Paludi || (c) Nicola Pezzotta |
Il
profilo della torre che si staglia sulla sommità di questa collina è
inconfondibile. Anche se non si hanno molte notizie sulla sua storia,
negli antichi documenti qualcosa è stato trovato.
Sembra
sia stata fondata a scopi militari intorno al XIV secolo. Sorge, come
ho già detto, in cima alla collina che sovrasta la chiesa
(ex-monastero) di San Marco alle Paludi. La leggenda vuole che il
monastero e questa torre fossero unite da una galleria sotterranea da
utilizzare come via di fuga. In origine era una delle tante torri di
avvistamento che la città di Fermo si preoccupò di far costruire
nel suo circondario per scrutare in lontananza tutti quelli che
mostravano ostilità contro il Comune: poche comunicazioni per mezzo
di segnali ottici (fumate, fuochi, riflessi luminosi) e tutti i
cittadini fermani in grado di reggere la balestra o l'archibugio si
riversavano sulle mura turrite e merlate pronti a battersi all'ultimo
sangue, se necessario, contro popoli conosciuti e sconosciuti.
La
difesa della “turris Speculatrix”, oggi detta Torre Matteucci
alle Paludi, veniva normalmente affidata a un piccolo contingente di
soldati ben armati, vettovagliati e approvvigionati: le 8 feritoie da
moschetto otturate e in parte trasformate in piccole luci e il
coronamento di merli e piombatoi primitivo (da non confondere con
quello attuale), garantiscono che una quindicina di uomini erano più
che sufficienti ad esercitare una rigorosa sorveglianza. La torre,
comunque, in caso di necessità, riusciva forzatamente ad alloggiare
un centinaio di persone insediate nei dintorni, monaci di San Marco
alle Paludi inclusi.
Per
molto tempo si pensò che l'appellativo “Matteucci” fosse,
insieme ad altre torri presenti nel fermano con lo stesso epiteto,
dovuto al nome della famiglia che volle la sua realizzazione. In
realtà, successivamente, si affermò sempre più la tesi che la
torre assunse tale denominazione solo dopo essere divenuto un
possedimento di tale potente e nobile famiglia.
E'
la sola torre pervenutaci tra gli esempi fermani del tardo Medioevo,
dal momento che ha resistito alle invasioni del mondo occidentale e
ha trionfato sulle insidie degli Stati limitrofi. Presenta una pianta
quadra con merlatura alla ghibellina (a coda di rondine) e misura
5,69 x 5,69 metri in larghezza, e 13,4 metri in altezza (all'interno
le volte sono arco a tutto sesto).
Torre Matteucci alle Paludi in mezzo ai girasoli || (c) Nicola Pezzotta |
Nel
tempo tutte le feritoie che consentivano l'uso delle armi da corda e
da fuoco vennero trasformate in piccole luci e nicchie utilitarie,
mentre la porticina che permetteva, per mezzo di scale, l'accesso
alla torre accrebbe in larghezza per comunicare comodamente con
l'edificio colonico che venne ad interessarla. Anche la merlatura
venne ricostruita interamente agli inizi del novecento sulle tracce
di quella vecchia.
Torre Matteucci alle Paludi || (c) Nicola Pezzotta |
Oggi,
più che mai, la Torre Matteucci alle Paludi ha bisogno di essere
salvata. Riporto un estratto di un articolo apparso qualche mese fa
su un quotidiano locale.
“…
[la torre è] da anni
abbandonata a sé stessa per problemi burocratici e mancanza di
fondi. A segnalare la situazione sono i proprietari, i fratelli
Giovanni e Pierino Turtù, agricoltori entrati in possesso della
costruzione quando, negli anni ’80 del secolo scorso, hanno
acquistato l’appezzamento di terreno in cui è inclusa. “Per
continuare a fare il nostro lavoro”, spiegano i fratelli Turtù,
“abbiamo dovuto comprare la terra, e con essa la Torre. Ma noi,
ovviamente, non possiamo permetterci di ristrutturarla, sono
necessari l’intervento e il sostegno degli enti locali”. Eppure,
un tentativo i due fratelli l’avevano fatto, chiedendo l’accesso
ai fondi per il terremoto del 1997, durante il quale l’edificio
storico è stato lesionato. “La nostra richiesta è stata però
respinta”, ricordano i Turtù, “e questo pur trattandosi di un
bene storico-culturale. Ci hanno spiegato che i fondi erano finiti e
che avremmo dovuto provvedere da soli ai lavori”. Interventi che, a
giudicare dall’attuale stato della Torre Matteucci, sono a dir poco
necessari: la parte inferiore è completamente inglobata con la casa
colonica costruita nel diciannovesimo secolo e ora semi-abbandonata;
la base dell’edificio è tristemente cementificata ed è
addirittura adiacente ai servizi igenici della casa colonica; la
parte superiore, infine, presenta evidenti segni di decadimento. Uno
spettacolo tutt’altro che piacevole ...”
La
situazione, a quanto pare, è molto grave. Se non bastasse, è da un
po' di anni che si cerca, in ogni maniera, di realizzare, proprio a
due passi da questo posto, immerso nella campagna, un motodromo.
Anzi, il motodromo. Se portato a compimento, questo circuito
risulterebbe essere più grande di quello di Misano. Fortunatamente,
l'iter burocratico sembra bloccato, anche grazie alle numerose
proteste di diverse associazioni. Anche l'attuale amministrazione
sembra contraria al progetto. Speriamo sia e continui ad essere così.
Qui sotto vi aggiungo anche un interessante video della rubrica del
TGR “SalvaMarche” dedicato proprio a questo delicato tema.
Sperando
di poter fare qualcosa ho deciso di inserire questo luogo ne “I
luoghi del cuore” del FAI. Tra parentesi vi metto il link per
votarlo (http://www.iluoghidelcuore.it/torre-matteucci-alle-paludi). Mi raccomando, segnalate il luogo, condividetelo su
Facebook, Twitter o dovunque vogliate e salviamolo dall'incuria!
Vi
voglio lasciare con un ultimo documento riguardante un aneddoto
avvenuto proprio alla Torre Matteucci alle Paludi.
“Il
mondo cambia e con esso le guerre e i divertimenti. Era una giornata
della metà del XIX secolo e i cittadini fermani vivevano a modo loro
i ritagli di tempo che il lavoro di tanto in tanto metteva a
disposizione; i giocatori del lotto, ad esempio, - si servivano dei
falchi inquilini della torre Matteucci alle Paludi per conoscere i
numeri usciti a Roma e metterli alla puntarella - . Il signor Castori
della parrocchia di S. Martino sentì che era giunto il momento della
sua fortuna e - salito a mezzo di una scala per sorprendere nalla
buca (pontaia) il falco da poco tornato dalla capitale colla nuova
del lotto - , sono parole di Giovanni Cicconi che rievoca
l'avvenimento, - fu investito così ferocemente dall'animale e dai
suoi piccoli sbucati dal covo che perduto l'equilibrio per difendersi
precipitò miseramente e morì sul colpo - “.
Fonti:
San
Marco alle Paludi di Fermo; Giovanni Cicconi; pg.60; 1915.
La
torre Matteucci alle paludi. Ultimo esempio di “Turris Speculatrix”
avanzata della città di Fermo; Girolamo Luigi; Flash, Enciclopedia
Picena, n°161 pg.44-45; 1991.
Torre
Matteucci in degrado, interventi necessari ma mancano i fondi;
Roberto Iacopini; InfoFermo.it; 8 giugno 2012.
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