Gola del Furlo/1: Evoluzione di un paesaggio
Come vi avevo promesso nel post Foto del Mese: Febbraio 2011 (clicca qui), vi parlerò, qui sotto, in modo più dettagliato, di quell'affascinante luogo che è la Gola del Furlo.
Ci troviamo nella provincia di
Pesaro e Urbino e questa Gola è, per il nord delle Marche, una sorta di isola biologica; decentrata
rispetto alla catena appenninica (da cui dista circa 20 km) ma anche rispetto
alla fascia collinare per via di un altitudine che sfiora i 1000 metri. Un po’ montagna,
un po’ collina, mentre le piane alluvionali del fiume Candigliano e Metauro si
insinuano fino alle sue pendici.
La Gola del Furlo oggi |
Il cuore di quest’area è una
grande gola dove scorre, a circa 176 metri sul livello del mare, il fiume
Candigliano, sbarrato nel suo corso, sin dalla prima metà del secolo scorso, da
una diga idroelettrica tra le più famose e spettacolari del centro Italia. Basta
risalire la via Flaminia da Fano verso l’Umbria e uscire a Calmazzo, per
bypassare la nuova galleria della Superstrada, per trovarsi difronte tutta l’imponenza
della gola posta tra il Monte Paganuccio e il Monte Pietralata. Proseguendo da
qui in poi lungo la vecchia strada Flaminia si possono ammirare le opere
grandiose costruite dall’uomo all’interno della gola che hanno modificato in
modo sostanziale il paesaggio circostante.
La Diga del Furlo oggi |
Lo sbarramento del fiume
Candigliano (diga del Furlo) è stato l’intervento umano che più ha modificato
la parte inferiore della Gola negli ultimi 80 anni. In precedenza, per migliaia
o forse milioni di anni, lo scenario naturale era profondamente diverso. Per
rendersene conto in qualche modo è quantomeno opportuno non solo guardare
attentamente il presente, ma osservare anche le immagini della zona a cavallo
tra Ottocento e Novecento.
La diga è stata costruita tra il
1918 e il 1922 nel punto in cui vi era una cascata naturale dell’altezza di 10
metri. Inizialmente costruita dall’UNES per produrre energia elettrica è successivamente
passata all’ENEL nel 1962. Originariamente alimentava una centrale collocata a
valle della diga sul lato del Monte Paganuccio (opposto alla strada), ma venne
distrutta durante la seconda guerra mondiale. La nuova centrale è attiva dal
1952 e si trova a monte di Calmazzo in riva sinistra del fiume Candigliano. Il
bacino è in grado di sviluppare una potenza di 13000 kW per una producibilità
di 33.210.000 kWh, la più alta della provincia di Pesaro e Urbino.
La diga è stata costruita su
roccia viva per un’altezza di 47 metri ed appartiene alla tipologia denominata
ad arco-gravità. Infatti ha la forma di un arco rivolto verso valle e per
questo la maggior parte del carico d’acqua è distribuito verso le pareti
laterali del Monte Paganuccio e del Monte Pietralata. Come tutte le dighe a
gravità ha uno spessore notevole alla base (16 metri), mentre la sommità (il
coronamento sul quale si può camminare, in caso di apertura della diga al
pubblico) ha una larghezza di 3 metri. Lo sbarramento ha prodotto un aumento
del livello del fiume Candigliano per una lunghezza di circa 3 km creando il
lago artificiale.
Le dighe, in genere, sono
interventi umani che condizionano estremamente un ambiente naturale
sviluppatosi per secoli o migliaia di anni. Tante volte queste opere sono
ritenute ecocompatibili, ma ci sono indubbiamente numerose casistiche e luoghi
in cui tali manomissioni sono più o meno tollerabili; tuttavia l’obiettivo
perseguito da tale tipo d’impianti, cioè l’energia pulita e rinnovabile,
rappresenta una ricompensa probabilmente adeguata. Ma non è una manomissione
indolore e per quanto la creazione di uno specchio d’acqua rappresenti per lo
più un innalzamento delle bio-diversità, resta il fatto che si è cambiato un
luogo per sempre, un luogo che è il risultato di eventi tettonici e
idrodinamici verificatisi nell’arco di oltre 200 milioni di anni.
Fin al 1918 la Gola del Furlo era
ben diversa da oggi. Nel punto in cui è ora la diga, si può facilmente dedurre,
anche da foto storiche, che il fiume scorreva originariamente ad una profondità
di circa 60-70 metri dal piano stradale attuale. La Gola era certamente più
spettacolare: immaginatevi il fiume che scorre tra enormi massi, rapide,
marmitte e cascate.
Oggi l’invaso è divenuto dimora
di diverse specie di pesci come la carpa, il barbo e il cavedano. Le sponde del
lago sono ricoperte di carice, ortica, equiseto, edera, vitalba, ma anche da
alberi come il pioppo nero e bianco, il salice bianco e il fico selvatico. Si
possono talvolta scorgere qualche mammiferi come il cinghiale, le nutrie o le capre
selvatiche ed uccelli come l’airone cenerino, la gallinella d’acqua, la
nitticora, l’airone bianco, la garzetta e i cormorani. Putroppo la lontra, che
abitava la Gola, scomparve a partire dagli anni ’50 a causa di una caccia
indiscriminata.
Nel prossimo post vi parlerò della parte centrale della gola con le sue gallerie (clicca qui).
Fonti: La Gola del Furlo; Andrea Pellegrini, Elena Ferretti, Roberto Fiorani; Arti Grafiche Stibu, 2003 | Marche: le più belle escursioni; AA.VV.; Società Editrice Ricerche; 1998 | Guida insolita ai misteri, ai segreti, alle leggende e alle curiosità delle Marche; Fabio Filippetti, Elsa Ravaglia; Newton & Compton Editori; 2002 | Marche; AA.VV.; Guida Rossa del Touring Club Italiano; 1979 | Paesaggi Culturali (sito).
3 commenti:
Un luogo davvero fiabesco...almeno lo era 41 anni fa, quando ci passai per la prima volta: ho proprio come un fermo-immagine negli occhi.
Ora è un po' cambiato ma sempre affascinante resta.
Si si.. sempre molto suggestivo. Penso che oggi, confronto a 41 anni fa, sia ancora più affascinante. Infatti la strada che attraversa le gole è utilizzata solo dai turisti e dagli abitanti dei paesini lì vicino. Per quelli che invece devono andare verso Roma, o verso l'Adriatico è stata aperta una galleria sulla Supestrada, così da lasciare intatto l'ambiente circostante.
Grazie di essere passato da me.. Il paesaggio della Gola del Furlo mi ha affascinata con i suoi bellissimi colori autunnali.
Buona serata.
Posta un commento