Nel post precedente (clicca qui) vi ho parlato
principalmente della Diga del Furlo, all’ingresso della Gola. Proseguendo, ora,
la strada incontriamo la parte più stretta e suggestiva. Per farvi comprendere
a pieno dove vi trovate dovete fare un salto indietro nel tempo di 2500 anni.
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Gola del Furlo oggi, nei pressi dei Trafori Romani. |
Siamo nel 220 a.C.. I romani,
guidati dal console Gaio Flaminio, stanno cercando di realizzare una strada di
collegamento tra Roma e Rimini, con una duplice funzione: incrementare il
commercio e rifornire rapidamente le truppe che si trovano lontano dalla
capitale, al di là degli Appennini. Il console si trova di fronte un ostacolo
duro da superare: la Gola del Furlo. Lo scopo è quello di far passare la strada
dove è presente un sentiero a circa 80 metri dal fondo della gola.
Immaginatevi, un attimo, la
grandiosità dell’opera che si accingevano a compiere. Inizialmente pensano di
allargare un po’ il sentiero e far passare la strada all’esterno dell’intero
sperone di roccia. Per fare ciò realizzano degli imponenti muri di “terrazzamento”
a sostegno della strada, dette sostruzioni. Queste mura si sviluppano per una lunghezza di 20
metri e raggiungono un’altezza massima di quasi 30 metri, oggi in parte
sommersa dalle acque. Sono ancora visibili dal Belvedere che si trova sulla
sinistra a circa un km dal Traforo di Vespasiano.
L’arrivo di Augusto, nel I secolo
d.C., coincide con “l’ammodernamento” della rete. Per renderla più agevole,
l’imperatore ordina ai suoi schiavi di realizzare una vera e propria galleria
scavandola nella dura roccia a colpo di martello e scalpello. E’ questa quella
che oggi viene erroneamente definita “Galleria Etrusca” e che noi chiameremo
Traforo Minore. Attualmente è possibile vederla solo se venite da Roma. Poco
prima di entrare nell’attuale galleria, sulla destra, noterete un cancello di
metallo. Ecco, dietro quel cancello c’è uno spiazzo e poco dopo l’antico
traforo. Non si capisce bene perché l’Enel abbia posto questo cancello lì;
secondo me andrebbe tolto.
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Ingresso Traforo di Vespasiano lato ovest e cancellata a protezione del Traforo Minore. |
Ma, torniamo a noi. Il Traforo Minore è lungo circa
8 m, ha una larghezza sempre superiore ai 3 m e un altezza media non inferiore
ai 4 m. Sul piano di roccia che fungeva da sede stradale si riconoscono ancora
i “solchi paralleli” formati nel tempo dalle ruote dei carri, testimonianza di
transito a senso unico alternato. Se entriamo dal Traforo Minore, dopo aver
superato questi 8 metri in galleria, ci troviamo in un tratto scavato in
trincea lungo circa 50 metri. Con tutta probabilità è questo il sito dal quale
deriva il nome più antico, a noi noto, della Gola: AD SAXA INTERCISA (presso le
rocce tagliate in mezzo). Sulla parete a monte si osserva il taglio di roccia
ben levigato fino ad una altezza di oltre 10 metri. A valle, invece, procedendo
con lo scavo in trincea, si è formato un “muretto” naturale che, assecondando
la morfologia esterna della roccia, ha un’altezza variabile, comunque sempre
inferiore rispetto a quella della parete a monte. In ogni caso un’eccellente
barriera di protezione del baratro sottostante. In questo tratto il piano
stradale, anch’esso roccioso, assume una forte pendenza in discesa, mantiene
una larghezza media superiore ai 5 metri e raddoppia, da 2 a 4, i solchi delle
ruote dei carri, segno evidente di doppio senso di marcia. La strada termina
con la parete esterna della Cappella di Santa Maria del ‘400, quindi non è
possibile proseguire oltre e bisogna tornare sui propri passi.
Con il crescere della potenza di
Roma, aumenta sempre più l’importanza strategica della Gola, tanto che poco
dopo la realizzazione del Traforo Minore, l’imperatore Vespasiano realizza
l’opera più grandiosa della gola: il Traforo di Vespasiano. Probabilmente venne
realizzato anche a causa di una frana che ha reso pericoloso il passaggio nel
Traforo Minore. Del Traforo di Vespasiano ne ho già parlato nel post “Foto del
Mese: Febbraio 2011” (
clicca qui). Posso solo aggiungere alcuni dettagli che mi
erano sfuggiti nel post precedente. Si racconta che per realizzare l’opera
furono impiegati centinaia di schiavi che avendo come arnesi solo martello e
scalpello si sono aperti un varco nella roccia compatta. La leggenda narra che
per accelerare il lavoro la roccia venisse surriscaldata con grandi fuochi e
poi cosparsa di con acqua e aceto per renderla meno dura. Al di sopra dell’entrata
nord-est è presente un’epigrafe che ne ricorda la realizzazione per volontà
dell’imperatore già detto. E’ stato inoltre appurato che sulla facciata
sud-ovest esistesse una seconda iscrizione, probabilmente identica a quella
sull’altro lato, oggi pressoché illeggibile e nascosta dietro l’avancorpo
moderno. All’entrata orientale è possibile vedere, sul lato sinistro, una delle
quattro lesene che abbelliva il traforo. Erano state presumibilmente realizzate
per associare un certo valore estetico alla monumentalità dell’opera.
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Traforo di Vespasiano lato est. Si possono notare: la lesena rimasta all'entrata sul lato sinistro; l'iscrizione al di sopra dell'ingresso e la fenditura che attraversa la galleria in tutta la sua lunghezza. |
Negli anni seguenti, i romani
decidono di presidiare in modo costante la gola avendo capito di avere tra le
mani un importante luogo strategico. Nel III secolo d.C., all’altezza della
Cappella di Santa Maria, venne allestita una stazione per il cambio di cavalli
ed un “posto di blocco” permanente. Una ventina di soldati si alternavano al
servizio attivo per tutelare i viandanti dall’assalto frequente di ladri e
briganti. Il “presidio” lo aveva disposto un decreto dell’Imperatore Marco
Giulio Filippo, detto l’Arabo.
Gli anni passano e continui
ingressi di barbari venuti dall’Europa tentano di scalfire la potenza di Roma.
Uno di questi popoli, i Goti, nel 538 d.C. si trovano a “combattere” l’unica
“battaglia” avvenuta effettivamente all’interno della Gola. Secondo le cronache
dell’epoca, in questo luogo è presente il Castello di Petra Pertusa (Pietra
Perforata). Il “castello” doveva consistere da alcune capanne o tettoie in
legno disposte sul piano tracciato dal percorso più antico della via consolare.
Ma torniamo alla battaglia. Circa un centinaio di persone di questo popolo
(compresi mogli e figli) si trovano asserragliati nel sito dei trafori con gli
ingressi sbarrati. I Romani, vogliono difendere il castello, ma dispongono
soltanto di archi, giavellotti, spade e qualche sasso; allora ricorrono ad uno
stratagemma degno della “moderna aviazione”. Si arrampicano in cima alla parete
soprastante le gallerie e da lassù cominciano a far rotolare a valle dei grossi
massi di roccia come autentiche “bombe a grappolo”. Non riescono a colpire
granché, ma, grazie al frastuono e al caos che provocano, raggiungono l’intento
di far arrendere lo stesso i Goti.
571 d.C.. Arrivano i Longobardi e
stavolta i Romani non possono nulla contro la loro aggressività. In un lampo il
Castello di Petra Pertusa viene raso al suolo e incendiato, così da non
lasciare nessun segno della sua esistenza se non attraverso gli scritti di
qualche storico romano.
Con la caduta di Roma il luogo
non perde, comunque, il suo prestigio. Grazie all’opera da loro realizzata, molti,
per evitare i valichi impervi tra le montagne, attraversano la Gola per superare
gli Appennini. E tra loro, molte sono le personalità di spicco, tra cui
possiamo ricordare: i santi San Romualdo e San Pier Damiani, ospiti della
vicina Abbazia di S. Vincenzo intorno all’anno 1000; Federico I di Svevia,
detto il “Barbarossa” imperatore del Sacro Romano Impero, che nel 1162 era in
procinto di occupare con le sue truppe la città di Cagli; Federico da
Montefeltro, duca di Urbino; Lucrezia Borgia; il Papa Giulio II che con il suo
corteo di oltre 300 persone tra Cardinali, Vescovi, guardie e domestici, nel
1506 si apprestava ad andare a Bologna.
Per il seguito della storia
dovrete aspettare il prossimo ed ultimo post dedicato alla Gola del Furlo (
clicca qui)! :)
Fonti: La Gola del Furlo; Andrea Pellegrini, Elena Ferretti, Roberto Fiorani; Arti Grafiche Stibu, 2003 |
Marche: le più belle escursioni; AA.VV.; Società Editrice Ricerche; 1998 |
Guida insolita ai misteri, ai segreti, alle leggende e alle curiosità delle Marche; Fabio Filippetti, Elsa Ravaglia; Newton & Compton Editori; 2002 |
Marche; AA.VV.; Guida Rossa del Touring Club Italiano; 1979 | Paesaggi Culturali (
sito) | La Valle del Metauro (
sito).
Gola del Furlo/2: Qui, dove è passata la storia
2 commenti:
Veramente interessante
Grazie mille Giuliano! :)
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